domenica, giugno 13, 2010

IL GOVERNO E LA FARSA DELLE PENSIONI IN ITALIA

Basta andare a rivedersi un video del Cavaliere dello scorso anno per ‘capire’ come intendono lui e il suo Governo la questione della parità tra uomini e donne, e cioè al contrario! Le donne sarebbero, secondo questa brillante ‘logica’, discriminate rispetto agli uomini perché vanno in pensione prima!

blasterfox2000 — 27 gennaio 2009
La faccia tosta di Berlusconi
Certo, ora lo richiede l’Europa altrimenti multe salate per l’Italia. Ma l’Europa chiede la fine della disparità fra i generi e questa disparità non può riguardare solo l’età di pensionamento delle donne (unico vantaggio) ma di tutti gli altri numerosi trattamenti normativi e salariali (di svantaggio) cui esse soffrono rispetto agli uomini. Inoltre le donne ‘sopportano’ la maggior parte del carico di assistenza sociale all’interno delle famiglie cui lo Stato si ‘sottrae’ risparmiando molti milioni di euro annualmente.

Ma di questo, il Governo non si fa né ‘carico’ né ‘portavoce’ e invece addossa all’Europa tutta la colpa dell’innalzamento della pensione delle donne a 65 anni, per ora del pubblico impiego, ma questo farà certamente da battistrada anche nel settore privato. Con questa mossa il Governo ‘rimuove’ l’unico vantaggio di cui le donne godevano. Una profonda ingiustizia perché se si doveva equiparare si doveva farlo su tutte le questioni! Se no che equiparazione è?

IDVstaff — 07 giugno 2010 — http://www.italiadeivalori.it/
Donne in pensione a 65 anni - Belisario (Idv): "Serve parì dignità"
(video rimosso)
Inoltre si fa un gran parlare di contenere i costi delle pensioni in Italia che ‘gravano’ pesantemente sul sistema produttivo e sulla spesa pubblica, ma si ‘nasconde’ volentieri il fatto che la maggior parte delle pensioni erogate sono di ‘fame’, non degne di un Paese civile.

Dai dati ISTAT 2008 e dal Corriere della sera esse sono il 45,9% sotto le €500 mensili, il 26% tra €500 e €1000 mensili, 13,4% tra €1000 e €1500. Solo il restante 14,7% del totale ha importi mensili superiori a €1.500. Se questa condizione permarrà ancora per i prossimi 10-15 anni il Paese sprofonderà a un livello paragonabile al terzo mondo. Scomparirà la classe media e vi saranno milioni di poveri ridotti alla fame che lo Stato e la Nazione intera non saranno in grado di provvedere.

Purtroppo è un tragico e verosimile futuro per tutti noi e per i nostri figli se non si dovesse cominciare già da oggi (anzi da ieri) ad affrontare con una seria e sana politica economica di ‘crescita’ di ‘equità’ e di ‘giustizia sociale’ cui non sembra essere priorità di questo Governo. Infatti esso si occupa, adesso apertamente, solo ed esclusivamente di ‘proteggersi’ dalla Giustizia e ora perfino dalla Stampa con la ‘legge bavaglio’ sulle intercettazioni dagli ormai numerosi casi di corruzione in cui è coinvolto, equiparandosi alle peggiori dittature asiatiche.

Che sia un ‘disperato’ espediente per ‘depistare’ l’informazione dalla tragica situazione economica ancora ben più grave dal punto di vista della perdita dei consensi? Se così fosse il Governo (dominato da Berlusconi) è alla frutta e con questa legge non farà altro che toccare il fondo ed accelerare così la sua fine ingloriosa!
Raffaele B.

ILSOLE24ORE
Dipendenti pubbliche in pensione a 65 anni dal 2012
di Claudio Tucci
10 giugno 2010

Via libera all'equiparazione dell'età delle pensioni di vecchiaia tra uomini e donne nel pubblico impiego. Dopo una sentenza di condanna nei confronti dell'Italia e vari solleciti arrivati da Bruxelles, il Consiglio dei ministri ha approvato l'accelerazione della crescita dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche, adeguandosi così ai richiami dell'Europa.

Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha annunciato che l'innalzamento avverrà con uno "scalone unico" a partire dal 2012, senza "fasi intermedie", ma ha assicurato che l'emendamento che sarà inserito nella manovra terrà conto «del diritto delle donne maturato fino al 31 dicembre 2011».

Al livello finale dei 65 anni si arriverà, quindi, a partire dal 2012 e non più dal 2018, come attualmente previsto. Questo significa, pertanto, che dal prossimo 1° gennaio 2012 le dipendenti pubbliche andranno in pensione a 65 anni, esattamente come i colleghi uomini.

La disposizione sarà introdotta attraverso un emendamento alla manovra e i risparmi di spesa così prodotti, stimati, nella fase transitoria 2012-2019 in 1,4 miliardi, confluiranno, fra l'altro, in un apposito Fondo vincolato per iniziative e «azioni positive a favore della famiglia e delle donne», così come richiesto dal ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna.

Sacconi ha poi stimanto la platea delle interessate al provvedimento in circa 25mila unità da qui al 2019 e ricordato che, attualmente, «l'età di pensionamento media di fatto é di 62,36 anni nel pubblico impiego tra le donne che restano, dunque, oltre i 60 anni». Il ministro ha poi specificato che sarebbe stato impossibile, per raggiungere l'equiparazione tra uomini e donne abbassare l'età degli uomini perché non lo avrebbero consentito "i mercati".

Dal canto suo, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta ha confermato che l'emendamento non servirà a far cassa e che, anzi, tutti i risparmi in arrivo con questo provvedimento saranno collocati per le funzioni sociali: e precisamente, «asili nido, politiche di conciliazione e non autosufficienza».

REPUBBLICA
ISTAT
Pensioni, il 72% non supera i 1000 euro.
Nel 2008 spesa previdenziale +3,5% sul 2007
Quasi un assegno mensile su due non supera i 550 euro. Le donne percepiscono in media il 30% in meno. Ci sono 70 pensionati per ogni 100 occupati, un quarto di loro ha un'età compresa tra i 40 e i 64 anni
11 giugno 2010

ROMA - Il 71,9% delle pensioni nel 2008 non ha superato i 1.000 euro mensili. E' quanto emerge dal rapporto su 'trattamenti pensionistici e beneficiari' elaborato dall'Istat in collaborazione con l'Inps. Il 45,9% delle pensioni ha, infatti, importi mensili inferiori a 500 euro, e il 26% ha importi mensili compresi tra 500 e mille euro. L'importo complessivo annuo delle prestazioni pensionistiche previdenziali e assistenziali erogate in Italia (l'anno di riferimento è sempre il 2008) è di 241.109 milioni, pari al 15,38% del Prodotto Interno Lordo. La spesa complessiva è aumentata del 3,5% rispetto al 2007.

70 pensionati ogni 100 occupati. In Italia i pensionati erano 70 ogni 100 occupati nel 2008, rileva l'Istat, precisando che il carico relativo è maggiore nel Mezzogiorno - dove il rapporto è di 79 pensionati ogni 100 occupati - mentre presenta il valore più contenuto nelle regioni settentrionali, dove il rapporto di dipendenza è di 65 a 100. A livello nazionale, tra il 2001 e il 2006 il rapporto di dipendenza è diminuito, passando da 74 a 70 pensionati ogni 100 occupati per poi mantenersi costante nei successivi due anni.

Le pensioni degli uomini sono più alte. Guardando ai pensionati, rileva sempre l'Istat, nel 2008 il numero dei titolari di prestazioni pensionistiche è di quasi 16,8 milioni, dato pressoché invariato rispetto al 2007 (+0,04%), con un numero di pensioni procapite pari a 1,4. Sebbene la quota di donne sia pari
al 53%, gli uomini percepiscono il 56% dei redditi pensionistici, le donne vanno però in pensione con un assegno molto inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini: 17.137 euro contro 11.906, cioè il 30,5% in meno.

Oltre un quarto dei pensionati tra i 40 e i 64 anni. Il 69,9% dei pensionati ha più di 64 anni mentre il 26,6% ha un'età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,7% ha meno di 40 anni. Se si analizzano i dati distinti per tipologia di prestazione, emerge che il maggior peso relativo dei pensionati con età inferiore a 40 anni si osserva tra i beneficiari di pensioni di invalidità civile (15,3%), così come tra i titolari di pensioni di guerra si registra, in termini relativi, la quota più elevata di persone con 80 anni e oltre (62,2%).

Quasi un pensionato su due vive con meno di 550 euro. Il 45,9% dei pensionati vive con meno di 550 euro al mese, cioè quasi uno su due. Mentre un altro 26% non raggiunge i mille euro che sommato al primo gruppo arriva a 71,9%. Un ulteriore 13,4 per cento di pensioni vigenti al 31 dicembre 2008 presenta importi compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili e il restante 14,7% del totale ha importi mensili superiori a 1.500 euro.

CORRIERE DELLA SERA
I DATI DI ISTAT E INPS. IL 30% DI QUANTI RICEVONO UN ASSEGNO HA MENO DI 64 ANNI
In Italia è povero un pensionato su due
In otto milioni ricevono un assegno di meno di 1000 euro al mese, ma il 21% del totale è anche sotto i 500
11 giugno 2010

ROMA - Sono oltre 8 milioni i pensionati che ricevono un assegno da poveri, che consente cioè una spesa inferiore a 1.000 euro al mese. Vale a dire quasi la metà dei 16,8 milioni di pensionati totali che si contano in Italia. Secondo le statistiche dell'Istat infatti, circa 3,6 milioni di lavoratori a riposo (pari al 21,4% del totale) percepiscono una o più prestazioni pensionistiche per un importo complessivo inferiore a 500 euro al mese ed altri 4,7 milioni (il 27,7% del totale) ricevono assegni compresi tra i 500 e i 1.000 euro. Considerando che la soglia di povertà relativa al di sotto della quale l'Istat considera l'individuo povero è quella di una spesa procapite di 999,67 euro al mese (in una famiglia di due componenti), si può dedurre che, se la pensione rappresenta l'unica entrata, i pensionati poveri sono circa 8,3 milioni.

PENSIONATI GIOVANI - Quanto all'età di coloro che sono fuori dal ciclo produttivo e ricevono un assegno dallo stato, emerge che oltre il 30% (il 30,3%) ha meno di 64 anni. L'Istat precisa inoltre che a fine 2008 il 69,9% dei beneficiari dei trattamenti pensionistici risultava avere più di 64 anni, mentre il 26,6% aveva un'età compresa tra i 40 e i 64 anni e il 3,7% ha meno di 40 anni.

«I PIU' POVERI D'EUROPA» - «I dati diffusi oggi dall'Istat dimostrano chiaramente come i pensionati italiani siano i più poveri d'Europa - ha sottolineato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi -. Non solo gli importi percepiti da quasi la metà dei pensionati rappresentano una miseria, e non consentono una vita dignitosa, ma addirittura sulle pensioni italiane grava una pressione fiscale ben più alta rispetto a quella di altri paesi europei». Ma il Codacons ricorda che in Italia, a parità di imponibile, l'importo di una pensione al netto delle tasse «è inferiore del 15% rispetto a Francia, Spagna e Germania, paesi dove non esiste tassazione sulle pensioni, mentre in Gran Bretagna la pressione fiscale è minima e di circa l'1,6%». «Possiamo affermare senza dubbio che la metà dei pensionati italiani vive in condizioni di povertà- prosegue Rienzi - un dato che rappresenta una vergogna in un Paese civile come l'Italia».

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