mercoledì, marzo 03, 2010

CAOS NEL PDL PER LE LISTE ELETTORALI

Non era mai accaduto che ad essere estromesso alle elezioni fosse nientemeno che il maggior partito (PDL) per ‘inosservanza’ delle leggi che regolano la presentazione delle liste. È successo invece questa volta per le prossime regionali: la Lombardia e per il Lazio. Vi sono altre liste minori in Piemonte che subiscono la medesima sorte.
Non resta ora che i TAR, a cui hanno fatto ricorso i candidati nella tenue speranza di essere riammessi.

Le ragioni sono principalmente due. Il numero delle firme insufficienti o la mancata consegna della lista entro il termine previsto dalla legge in modo tassativo. La lista civica della Polverini è stata riammessa ma quella della PDL con lei capolista no. Quella non è stata consegnata per fuori tempo massimo. Per quella di Formigoni in Lombardia, per insufficiente numero di firme.

La Polverini ha tentato di aizzare la piazza contro la cosiddetta ‘burocrazia’ che impedirebbe la ‘democrazia’. Dell’importanza della ‘sostanza’ rispetto alla ‘forma’, parole di Schifani, Presidente del Senato. Lo stesso La Russa, Ministro della Difesa, ha detto che saranno ‘disposti a tutto’ se non riammetteranno la lista, affermazione ‘inquietante’ per un ministro del governo. Sono arrivati ad accusare perfino i radicali di avere impedito ad Alfredo Milioni (PDL) di consegnare le liste (naturalmente fuori tempo). Era andato a mangiare un panino, dice, poi si smentisce e dice di essere ‘confuso’. Insomma è diventato egli stesso oggetto di humour e di satira feroce nella rete, vedi video di YouTube allegato.

http://www.youtube.com/watch?v=5UTq9VyuVkA
lucakiri
03 marzo 2010
Il panino delle liberta'

Insomma costoro con cariche istituzionali stanno dicendo che la ‘legge’ in questo caso ‘non deve valere’ nonostante tutto. Gente che governa e che aspira a governare ancora ‘contro’ le loro stesse leggi. Assurdo! E poi, che fine ha fatto la destra tutta legge e ordine?

La forma, nelle leggi in particolare quelle sulle elezioni, è importante perché tende ad evitare ‘manipolazioni’ delle liste. Forse è quello che è o stava accadendo veramente, altro che mangiare il panino. Troppo poco per essere una valida giustificazione.

Lo stesso Berlusconi si lamenta di come il suo partito PDL a livello locale conduce la campagna elettorale e li accusa di ‘sciatteria.

Da tutto questo emerge una ‘rivalità’ fra le due componenti del PDL e ciò non fa che ‘disturbare’ ancora di più il proprio elettorato di centrodestra.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Formigoni per ora escluso dal voto
E a Roma anche il Pdl resta fuori
La Corte d'appello di Milano boccia il listino del governatore, nella capitale i giudici respingono la richiesta del partito del premier. Partono i ricorsi al Tar


ROMA - Maggioranza sempre più nel caos elettorale. La Corte d'appello di Roma ha bocciato il ricorso - il secondo - presentato dal Pdl dopo l'esclusione della propria lista di Roma e provincia, a causa di un ritardo nella presentazione. E da Milano arriva un'altra pessima notizia, per il centrodestra: la Corte d'appello del capoluogo lombardo non ha riammesso la lista per la Lombardia di Roberto Formigoni, respingendo il ricorso contro il precedente provvedimento di esclusione (dovuto all'irregolarità di alcune firme). Un doppio stop che hanno fatto scattare il ricorso al Tar per cercare di recuperare la situazione.
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Le due bocciature. La più grave, da un punto di vista tecnico, è quella lombarda: al momento, senza il "suo" listino, il candidato del Pdl è escluso dalla competizione. Non può insomma essere votato. Analoga sorte per le liste a lui collegate. Ma i promotori hanno già annunciato un ulteriore ricorso, stavolta al Tar. Dal punto di vista politico, però, il caso Roma è altrettanto grave: l'esclusione del partito di maggioranza dalla capitale è una ferita difficile da sanare. Anche in questo caso, comunque, è stato annunciato il ricorso al Tar. 'Confidiamo nel Tar - dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa - Per quel poco che so di diritto amministrativo credo che il principio di conservazione prevalga su irregolarità meramente formali. Ma vi pare possibile che milioni di elettori possano essere privati del loro diritto perché il bollo è quadrato invece che tondo?". mentre Formigoni chiede che "venga fatta una verifica su tutte le liste".
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La lista civica Polverini.
I giudici della Corte d'appello di Roma hanno riammesso invece il ricorso della lista civica regionale per il Lazio di Renata Polverini, esclusa ieri. Per un altro caso, quello del 'listino' respinto della candidata governatrice (a cui mancava la firma del vice-coordinatore del Pdl) bisognerà invece attendere almeno domani: ma tra i promotori c'è grande ottimismo. "Pronunciamento atteso - dice la Polverini - aspettavamo solo la conferma. ma adesso siamo fiduciosi che al Tar le cose andranno diversamente".
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Milano, le ragioni dei giudici. Nel motivare la bocciatura del ricorso della lista 'Per la Lombardia' i giudici della Corte di Appello di Milano, ricordano che l'autenticazione delle sottoscrizioni delle firme "deve essere compiuta con le modalità" previste dalle normative specifiche. Queste formalità, non sarebbero state rispettate. "Queste modalità - è scritto ancora nella decisione di 5 pagine - costituiscono quindi il minimo essenziale per assicurare la certezza della provenienza della sottoscrizione dal soggetto che figura averla apposta e devono coesistere tutte". Per i giudici "la richiesta del legislatore di autenticazione delle firme dei sottoscrittori risponde all'imprescindibile necessità di verificare che la presentazione della lista corrisponda effettivamente alla volontà della quota di elettori in essa indicata".
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Piemonte. Sono cinque le liste provinciali escluse dalle prossime elezioni regionali dalla Corte d'appello di Torino e comunque sempre per l'insufficienza di firme raccolte. In tre casi, nelle province di Asti, Cuneo e Torino, a essere messa fuori corsa è stata la lista Fiamma Tricolore Destra Sociale. Nei due restanti, nelle province di Asti e Alessandria, invece, è toccato alla lista Lega Padana Piemont. Tutte le liste escluse sostengono il candidato presidente Renzo Rabellino. Resta invece in corsa la lista di Nadia Cota, sempre a sostegno di Rabellino, che inizialmente era stata esclusa. Dal simbolo, infatti, è stata cancellata la scritta "Pdl".


ILMESSAGGERO
Berlusconi: basta sciatterie. E chiama gli avvocati
di Marco Conti
ROMA (3 marzo) - A via dell’Umiltà, sede nazionale del Pdl, si attende lo tsunami, così come i giapponesi dopo il terremoto in Cile. Silvio Berlusconi è un furia e al sindaco di Roma non l’ha mandata a dire: «Io ti ho consegnato Roma, e guarda che mi avete combinato!».
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L’irritazione del Cavaliere investe e terremota tutta la classe dirigente del Pdl, non solo romana e laziale, che in questi mesi è riuscita «ad offuscare la mia leadership in un pasticcio che offende i miei elettori, e rischia di consegnare il Lazio alla Bonino».
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A Gianni Alemanno il presidente del Consiglio ha negato da subito la possibilità di qualunque intervento legislativo e ieri il ministro Maroni è stato ancora più esplicito, offrendo anche la sensazione di una Lega fortemente in imbarazzo per quei «comportamenti al limite del lecito» che il ministro La Russa ha bacchettato senza mezzi termini. Gli «errori raccapriccianti» che il ministro Zaia attribuisce ai massimi vertici del partito romano e laziale rischiano di produrre effetti devastanti sulla stessa maggioranza. Particolarmente critici i leghisti che ieri si chiedevano perché votare il ddl che assegnerà 600 milioni alle casse della Capitale.
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Comunque sia ciò che è accaduto sabato scorso dentro e fuori l’ufficio elettorale del tribunale, il Cavaliere lo ha ormai chiaro (Samuele Piccolo compreso), ma il terremoto che probabilmente investirà i massimi vertici del partito laziale (Pallone, Sammarco e Piso) è rinviato a dopo il voto e rischia di avere effetti non solo sul comune di Roma, ma anche sul gruppo della Camera visto che a via dell’Umiltà si è accumulato un forte nervosismo nei confronti di Fabrizio Cicchitto che nel Pdl romano ha più di qualche influenza. Al punto da riuscire a far entrare nel listino della Polverini il suo più stretto collaboratore e far fuori quello del ministro Scajola.
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Superata la fase dello sconforto per una classe dirigente «fatta di burocrati e candidati», Berlusconi ieri - annullata la visita in Brasile - è passato ad elaborare una strategia di uscita chiedendo ad Ignazio Abbrignani, responsabile elettorale del Pdl da tre giorni in prima linea, un resoconto dei ricorsi e chiamando al telefono più volte l’avvocato Grazia Volo. Ottimismo e incoraggiamenti alla Polverini («vedrai ce la faremo e comunque farò campagna elettorale per te»), mentre l’arrivo in serata dell’avvocato romano ed ex ministro Cesare Previti, che a suo tempo ”lanciò” Gianni Sammarco ai vertici del Pdl, conferma la voglia del premier di mettere nero su bianco una difesa in grado di convincere i giudici del Tar.
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«Ciò che è accaduto è un segnale che impone un rapido cambio nel partito», sosteneva ieri in Transatlantico il sottosegretario Aldo Brancher. Al complotto non crede nessuno e ieri alla Camera l’azzurra romana Beatrice Lorenzin era letteralmente assediata dai colleghi del Nord - soprattutto leghisti - che chiedevano di sapere se veramente il pasticcio è stato originato da un ritardo per ”aggiustamenti” nella lista. «No, la storia del panino non mi ha convinto molto», commenta l’onorevole ex An Viviana Beccalossi al termine della spiegazione.
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Al nervosismo di Berlusconi si unisce quello dell’altro fondatore del Pdl, ma se l’insoddisfazione li accomuna, la terapia li divide e dentro il Pdl sono ormai in molti a chiedere a Berlusconi di sciogliere il Pdl tornando a Forza Italia.

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