sabato, novembre 08, 2008

LA CHIESA E LA CANONIZZAZIONE DI PIO XII

È stato lo stesso ministro israeliano per gli Affari sociali, Isaac Herzog, affiancato da altri esponenti della comunità ebraica, a contestare duramente il percorso verso la beatificazione di Papa Pacelli, accusato quantomeno di aver “taciuto” dinanzi ai crimini nazisti, denunciando con forza che “durante il periodo dell’olocausto il Vaticano sapeva molto bene quello che stava accadendo in Europa e non vi è alcuna prova, per ora, di alcun provvedimento preso dal Papa”. Eppure, come Santa Sede, “avrebbe potuto esigerlo”.

Dunque, ha proseguito il ministro israeliano, “il tentativo di far diventare santo Pio XII è una forma di ‘sfruttamento dell’oblio’ rispetto a quei fatti e testimonia una assenza di consapevolezza. Invece di essere coerente con il verso biblico nel quale si afferma ‘Tu non permetterai che si versi il sangue del vicino’, il Papa rimase in silenzio e forse fece anche peggio”. Vedere a questo proposito l’articolo dell’ANSA su
Pio XII nell'ottobre '43: tedeschi corretti con Vaticano riportato in fondo.

Solo l’apertura degli
archivi del Vaticano potrebbe diradare tutte le ombre su questo Papa (se veramente ci fossero quelle prove), ma purtroppo resteranno chiusi ancora per 6 – 7 anni e non pare che lo vogliono anticipare!

Certamente la chiesa è libera di canonizzare chi vuole ma sarebbe più saggio rimandare la canonizzazione alla apertura degli archivi se non altro per evitare di procedere ad una “indegna” santificazione contro la memoria dei nostri fratelli ebrei della Shoah.
Raffaele B.


Il vaticano: alleato del nazismo e del fascismo
Questo filmato è una raccolta di foto e di eventi che dimostrano la totale adesione del Vaticano al nazi-fascismo e alla loro ideologia a partire da Pio XI fino a tutto il papato di Pio XII. Il Vaticano era il più grande alleato dell'asse che di fatto sostenne fino all'ultimo con il piano segreto Odessa nel 1945. Tale piano permise la fuga in Argentina di molti gerarchi nazisti cattolici ricercati per crimini di guerra e grazie al Papa mai processati. Il nemico del Vaticano era invece il bolscevismo sovietico, comunista e ateo, contro cui il nazismo e il fascismo combattevano fuori e dentro le nazioni.

Pio XII e gli Ebrei
Dal filmato (fonte Vaticana) seguente viene si confermato l'aiuto che la chiesa cattolica ha dato agli ebrei in quegli anni bui di deportazioni, ma che il Papa Pio XII ha agito di "nascosto" tanto che si sarebbe guadagnato l'odio di Hitler (sic). In conclusione, lo stesso filmato “conferma” che mentre ci fu l'impegno della chiesa cattolica (in questo caso di base), non ci fu mai una presa di posizione aperta e diretta né del Vaticano né di Pio XII contro la Shoah e quindi contro il Nazi-Fascismo che avrebbe potuto fermare gli eccidi in tutta Europa non solo in Italia. Si disse che non lo fece per accorta diplomazia (paura dei nazisti). Una codardia riprovevole, non degna di una chiesa millenaria che ne ha visti tanti nei secoli precedenti. Altri capi di Stato (pure collaborazionisti) ebbero più coraggio. Si opposero alla deportazione dei loro cittadini ebrei e questi si salvarono.


RAINEWS24
Roma 8 novembre 2008
Il Papa: basta polemiche su Pio XII, è stato un dono di Dio
Benedetto XVI respinge nuovamente le accuse rivolte alla memoria di Papa Pacelli, al quale, come e' noto, viene rimproverato un presunto silenzio sull'Olocausto.

"Negli ultimi anni - afferma Ratzinger - quando si e' parlato di Pio XII, l'attenzione si e' concentrata in modo eccessivo su una sola problematica, trattata per di piu' in maniera piuttosto unilaterale. A parte ogni altra considerazione, cio' ha impedito un approccio adeguato ad una figura di grande spessore storico-teologico qual e' quella del Papa Pio XII".

"Prova eloquente" di tale spessore, secondo Benedetto XVI, sono invece, "l'insieme della imponente attività svolta da questo Pontefice e, in modo del tutto speciale, il suo magistero" che "si qualifica per la vasta e benefica ampiezza, come anche per la sua eccezionale qualità, così che può ben dirsi che esso costituisca una preziosa eredità di cui la Chiesa ha fatto e continua a fare tesoro".

Benedetto XVI, concludendo oggi un importante convegno vaticano su Pio XII, ha detto che papa Pacelli e' stato per la Chiesa un eccezionale dono di Dio.

NOTIZIE.ALICE
Pio XII/ Pressing ebrei su archivi, Vaticano ancora non li apre
Papa: Basta equivoci. E pensa a rinviare apertura canonizzazione
Città del Vaticano, 30 ott. (Apcom) - Aprire gli archivi per fare chiarezza una volta per tutte sul passato e intrecciare rapporti più sereni, in futuro, tra figli dello stesso padre Abramo. Corre lungo il filo della riconciliazione storica l'ultima vampata di polemiche tra il Vaticano e gli ebrei sul pontificato di Pio XII. Un periodo storico (1939-1958) che copre gli anni della seconda guerra mondiale e della shoah. Papa Pacelli fece abbastanza per contrastare la furia nazista? Fu silente, ma perché? Come si comportò dietro le quinte?

Interrogativi che hanno spinto il rabbino David Rosen a chiedere direttamente, apertamente, al Papa di aprire gli archivi vaticani. "Ringraziamo i cristiani che, fedeli al più sublime degli insegnamenti della loro fede, hanno salvato tanti ebrei durante quel tempo terribile", ha detto oggi il presidente dell'International Jewish Committee for Interreligious Consultations durante l'udienza concessa da Benedetto XVI. Poi l'affondo: "A questo proposito ribadiamo il nostro rispettoso appello per un pieno e trasparente accesso degli studiosi a tutto il materiale d'archivio di quel periodo". Più esplicito un altro membro della delegazione. "Santità, non faccia avanzare la beatificazione di Pio XII prima che siano stati aperti gli archivi", ha detto al Papa al momento dei saluti. "Ci sto pensano seriamente, è un'idea che sto prendendo in considerazione" è stata, a quanto riferito da Rosen, la risposta di Ratzinger. La causa di canonizzazione, del resto, è "oggetto di approfondimento e di riflessione" da parte del Papa, come ha riferito di recente il suo portavoce. Motivo per cui, nonostante il via libera della Congregazione per la causa dei santi, Benedetto XVI ancora non ha apposto la sua firma sul decreto relativo alle eroiche virtù di Pacelli.

Gli archivi, ad ogni modo, non verranno aperti né oggi né prossimamente. Ci vorranno "almeno sei o sette anni", ha spiegato mons. Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio segreto vaticano. I motivi sono tecnici: la biblioteca sta ultimando l'apertura dei fondi d'archivio relativi a Pio XI e gli archivisti si dedicheranno solo dopo al pontificato del suo successore. Un lavoro minuzioso, svolto con risorse limitate, che richiederà, appunto, diversi anni. E poco importa che, per volontà di Paolo VI, tutti i documenti relativi agli ebrei e alla seconda guerra mondiale durante il pontificato di Pio XII siano già stati pubblicati in dodici volumi col titolo 'Actes et documents de Pie XII pendant la deuxieme guerre mondiale', poco importa che gli storici, con grande probabilità, non troveranno su Pacelli nulla di nuovo di quanto già si sa. E poco importa, ancora, che i dossier - già declassificati - relativi a Pio XI, al sorgere del totalitarismo, alle leggi razziali del fascismo, siano ancora poco consultati da parte degli storici. Gli "archivi segreti" di Pio XII sono diventati un fatto simbolico. "Siamo rimasti impressionati dalla spiegazione e dalla sincerità di mons. Pagano", ha commentato il Rosen, "ma naturalmente siamo delusi che ci voglia così tanto tempo".

Una franchezza che fa pendant a quella dispiegata dal Papa durante l'udienza odierna. Il primo appuntamento con una sigla ebraica dopo settimane di polemiche tra Roma e Gerusalemme, tra membri del governo israeliano e difensori della causa di beatificazione di Pacelli, tra recriminazioni e precisazioni. La "capacità di accettarsi e rispettarsi reciprocamente e di dire la verità con amore - ha scandito Ratzinger - è essenziale per superare le differenze, prevenire gli equivoci ed evitare inutili scontri".

ANSA
2008-10-18 14:37
Pio XII nell'ottobre '43: tedeschi corretti con Vaticano
di Paolo Cucchiarelli
ROMA - C'è un nuovo tassello da inserire nel cangiante e spesso contraddittorio mosaico del rapporto tra Pio XII e gli ebrei nell'autunno del 1943, quando le Ss di Herbert Kappler arrestarono poco più di mille romani nel ghetto e nei quartieri della "città aperta" e li spedirono ad Auschwitz.

Si tratta di documenti che arrivano dagli archivi inglesi e americani, visto che quelli vaticani sono tuttora inaccessibili. Uno di questi illustra l'incontro avvenuto due giorni dopo la retata nel ghetto, il 18 ottobre '43, tra il Papa e l'inviato straordinario della Gran Bretagna presso la Santa Sede: in quella occasione Pio XII tace sulla retata e il diplomatico gli chiede di interpretare con maggior determinazione il suo ruolo. In quel contesto Pacelli afferma che i tedeschi si sono comportati "correttamente" con il Vaticano.

In quelle ore il treno con gli ebrei romani sta per partire verso Auschwitz. Due mesi dopo la deportazione degli ebrei romani il Papa, il 13 dicembre del '43, conversando con l'ambasciatore tedesco Ernest von Weiszaecker, che aveva cercato di opporsi alla deportazione, aveva illustrato la sua posizione sugli sviluppi della guerra. Il diplomatico aveva riassunto il tutto in un rapporto che è stato rintracciato durante alcune ricerche dagli studiosi Mario J. Cereghino e Giuseppe Casarrubea che le pubblicheranno in un prossimo volume.

"Il Papa si augura - afferma il rapporto fatto avere ai servizi americani da Fritz Kolpe, la più importante 'talpa' che gli Usa avevano all' interno del ministero degli Esteri tedesco - che i nazisti mantengano le posizioni militari sul fronte russo e spera che la pace arrivi il prima possibile. In caso contrario, il comunismo sarà l'unico vincitore in grado di emergere dalla devastazione bellica. Egli sogna l'unione delle antiche Nazioni civilizzate dell'Occidente per isolare il bolscevismo ad Oriente. Così come fece Papa Innocenzo XI, che unificò il continente (l'Europa) contro i musulmani e liberò Budapest e Vienna".

Proveniente dagli archivi inglesi è invece il resoconto dell'incontro del 18 ottobre del '43 tra l'inviato straordinario inglese Sir D'Arcy Osborne e il Papa. Da due giorni gli ebrei romani sono stati prelevati dalle loro case; lo stesso giorno, alle 14, partiranno dalla stazione Tiburtina verso il campo di concentramento. Nulla il Papa dice di quanto è avvenuto in quelle ore. Pio XII parla della difficile situazione alimentare a Roma che potrebbe portare a tumulti e della sua volontà di non abbandonare la città a meno di non essere "rimosso con la forza".

L'ambasciatore è colpito dall'atteggiamento del Papa che gli dice di non avere elementi per lamentarsi del generale Von Stahel, comandante della piazza militare di Roma, e degli uomini della polizia tedesca "che finora hanno rispettato la neutralità" della Santa Sede. "Io ho replicato - scrive il diplomatico nel rapporto indirizzato al ministro degli Esteri Eden - di aver capito che quando il Vaticano parlava di preservare 'Roma citta' apertà, si riferisse alle operazioni militari. A parte il fatto che la denominazione 'Citta' apertà è una farsa, l'Urbe è alla mercé dei tedeschi che sistematicamente la privano di tutti i rifornimenti e della manodopera, che arrestano ufficiali italiani, giovani e carabinieri e che applicano metodi spietati nella persecuzione degli ebrei. (...)".

Il diplomatico cerca di far uscire Pio XII dal suo atteggiamento. "Io ho affermato che Egli dovrebbe fare tutto il possibile per salvaguardare lo Stato della Città del Vaticano e i suoi diritti alla neutralità. Egli ha replicato che in tal senso e fino a questo momento, i tedeschi si sono comportati correttamente", aggiunge nuovamente il diplomatico. Una affermazione fatta mentre la città è ancora sotto choc per la retata arrivata dopo il ricatto dei 50, inutili, kg di oro chiesti agli ebrei per evitare la deportazione. "A mio parere - scrive ancora il rappresentante inglese - molta gente ritiene che Egli sottostimi la Sua autorità morale e il rispetto riluttante di cui Egli è oggetto da parte dei nazisti, dal momento che la popolazione tedesca è cattolica. Ho aggiunto di essere incline a condividere questa opinione e l'ho esortato a tenerlo bene in mente nel corso dei futuri avvenimenti, nel caso emergesse una situazione in cui fosse necessario applicare una linea forte".

"Mettendo a raffronto i due documenti - commentano gli studiosi - risulta chiaro che Pacelli si sente a suo agio con l'ambasciatore tedesco. Con il rappresentante inglese assume un atteggiamento freddo, facendo leva su un giudizio del tutto formale tanto da suscitare la inusitata reazione del diplomatico". I due studiosi, già autori di un volume sulla guerra al comunismo in Italia tra il '43 e il '46, "Tango connection", sottolineano la difficoltà di raccogliere in Italia elementi documentali sulla questione ebrei-Vaticano: "Tuttavia migliaia di documenti sulla situazione della Santa Sede negli anni della seconda guerra mondiale sono da tempo disponibili negli Archivi di College Park negli Stati Uniti e di Kew Gardens in Gran Bretagna. Sono carte provenienti dai fondi dei servizi segreti angloamericani, del Dipartimento di Stato Usa e del Foreign Office britannico", spiegano. "Il nostro archivio ww.casarrubea.wordpress.com), conserva rapporti dei Servizi Usa sulle pesanti ingerenze esercitate dalla Santa Sede e in particolare da Pio XII e da Montini, il futuro Paolo VI, nella formazione del primo governo De Gasperi".

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