domenica, novembre 16, 2008

CASO ENGLARO - BASTA PROLUNGAMENTO VITA ARTIFICIALE

Prima di leggere il commento invito a guardare questo filmato in cui a parlare è il padre di Eluana, Beppino Englaro.

Eluana Englaro 1la lotta di un padre

La proposta delle suore di Lecco, apparentemente giusta e misericordiosa per salvarle la "vita", di lasciarla affidata a loro risparmiando così alla famiglia gli oneri e le fatiche di una situazione insostenibile, risulta, nella migliore delle ipotesi, "ingenua" e nella peggiore quantomeno "non rispettosa" nè per il valore della vita di Eluana né per le sofferenze della famiglia.

La proposta parte dalla premessa che Eluana sia "viva" e "cosciente" ma solo in "coma". Così non è purtroppo! Eluana non vive in modo cosciente da 17 anni ormai. Ella è mantenuta in vita in modo artificiale da un sondino gastrico innestato chirurgicamente nello stomaco.
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Attraverso questa apparecchiatura viene fatta l'alimentazione e l'idratazione "forzate" che mantengono "artificialmente" in vita il suo corpo. Si, proprio così, sono effettivamente "trattamenti sanitari" perché avvengono tramite “tecnologia medica” e “chirurgica” e quindi non naturali.

La sua "mente" invece non c'è più da tanto tempo ormai in una condizione dichiarata irreversibile da tutti i medici, quindi senza alcuna speranza.

Per alcuni, la vita senza coscienza ed inumana (artificiale) non è affatto dignitosa per valere la pena di viverla, per altri forse si. Il prolungamento della vita artificiale oltre la morte è semplicemente una “mostruosità” per alcuni, forse per altri no.
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Accettare la “morte naturale” dopo oltre ogni possibile speranza, è normale, umano e non è affatto “eutanasia”. Eutanasia è procurarsi la morte artificialmente, prima del suo corso naturale. Leggi l'Intervista del Corriere della Sera al teologo cattolico Vito Mancuso “Non è omicidio né eutanasia” del 16/11/2008.

Nel caso specifico di Eluana si è potuto accertare dopo anni di processi e ricorsi che la sua volontà è quella del primo caso. Quindi non si sta facendo altro che dare corso alla sua volontà di “accettare” finalmente la "morte naturale" ponendo fine ad un calvario senza fine e senza senso alcuno. Che senso ha prendersi in affidamento un “corpo” per salvarle la "vita" senza mai avere la “persona in se”? Nessun senso! Sarebbe una “cosa” non una “persona”! Chi di voi vorrebbe vivere così? Quale padre vorrebbe continuare così?

Che si faccia quindi la legge ma senza esautorare il diritto del malato che la Costituzione già oggi gli riconosce. Già dal nome che si vuole dare alla legge ne caratterizzerà il segno. Per esempio, se si chiamerà "Testamento biologico" sarà in linea con la volontà del malato, se invece lo si vorrà chiamare "Legge sul fine vita" allora lo esautorerà trasferendo tutte le scelte ad altri e/o alle istituzioni con la “scusa” di “evitare” l’eutanasia. Leggi commento di Stefano Rodotà su
L'invadenza delle regole

Per fortuna, come dicevo, la Costituzione “riconosce” il primato della volontà del "malato" su tutti gli altri per cui la Corte “
ordina” che si faccia quella “volontà” a cui nessuna regione o istituzione può sottrarsi per "obiezione di coscienza" perché la legge attuale lo prevede solo per l'aborto e per la leva. Vedi "Le Regioni non possono bloccarci:qui non vale l'obiezione di coscienza.
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Nella stampa e nei media si legge e si sente tanto di "orrore", di "omicidio di Stato", di "scelta di eutanasia", c'è chi si è addirittura appellato a papà Peppino chiedendogli di non eseguire la "sentenza", come se fosse il boia che porta al patibolo una condannata a morte. Peppino Englaro ha solo chiesto di lasciare morire sua figlia in pace. Che senso ha reputare con sdegno "irragionevole" e "violenta" la decisione di interrompere una vita, interrotta dal destino già 17 anni fa?

Quindi è bene che ora tutti si tengano per se stessi le loro "verità" e "tacciano" per "rispetto" sia di Eluana che di suo padre Beppino che l'ha certamente amata, pianto ed accudita per tanti anni più di chiunque altro al mondo!
Raffaele B.


LASTAMPA
Eluana, Alfano in pressing: "Il Parlamento intervenga"
16/11/2008
…«I politici che oggi si scagliano contro la sentenza della Cassazione» sul caso Englaro «sono corresponsabili di questo esito», afferma la Finocchiaro del PD puntando il dito contro chi «non ha voluto, già dalla scorsa legislatura, approvare una legge sul testamento biologico». «Trovo sinceramente fuori luogo le violente reazioni che sono venute specialmente dal centrodestra - aggiunge -. I toni da crociata, termini come assassinio o eutanasia non aiutano a comprendere la vicenda nella sua difficoltà e nella sua realtà. La sentenza di ieri - sottolinea Finocchiaro - è una sconfitta della politica. La Cassazione si è dovuta sostituire al legislatore dal momento che vi era una precisa richiesta della famiglia di Eluana e non c’è una legge che regola la materia. L’unico riferimento per la Corte è stata la Costituzione»…
(Asca)

ASCA
ELUANA: VERONESI, SUO CASO NON HA NIENTE A CHE FARE CON EUTANASIA
(ASCA) - Roma, 14 nov - La sentenza della Cassazione su Eluana Englaro, in coma da 17 anni, e' ''una vittoria dei principi della Costituzione e una dimostrazione di grande coerenza ed anche di coraggio dei giudici che al di la' delle pressioni ideologiche sono rimasti fedeli alla Costituzione''. Lo afferma Umberto Veronesi in una intervista al quotidiano la Stampa.

''Il caso di Eluana - sottolinea - nasce dall'assenza di volontà espresse per iscritto in situazione di piena lucidità''. Se ci fosse stato ''il testamento biologico di Eluana - aggiunge - non sarebbe stata indispensabile una legge per attuarlo'', ma ''certo una legge semplificherebbe le cose. Sarebbe un atto di civiltà''. Il senatore del PDF ed ex ministro della Salute spiega anche che il caso di Eluana non ha niente a che vedere con l'eutanasia che, invece, ''e' l'interruzione di una vita giudicata insopportabile da un malato terminale che chiede ripetutamente e in piena lucidità di porre fine alle sue sofferenze. Il testamento biologico, al contrario, si applica proprio nei casi in cui il malato non ha piu' coscienza, ne' del dolore ne' di altro, e riguarda il prolungamento dell'esistenza in modo artificiale''.
res-mpd/dnp/alf

ILSOLE24ORE
Il Card. Tettamanzi: «Non intervengo»
12 ottobre 2008
Il cardinale "non interviene". Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, con una mossa forse prevedibile per la sua storia e le sue posizioni non sempre del tutto allineate con Roma, ma certamente destinata a lasciare traccia in questo momento, sui drammatici sviluppi del caso di Eluana Englaro ha gettato un nuovo sasso nello stagno. Nessuna trasfusione per Eluana, la giovane donna in stato vegetativo permanente da 16 anni, in fin di vita dopo che una emorragia l'ha colpita due giorni fa? «Questo è un campo nel quale il vescovo non interviene» ha risposto il porporato ad una specifica domanda, al termine della celebrazione della Santa Messa di Valgreghentino, paese a 10 chilometri da Lecco, dove Eluana è da molti anni ricoverata. A decidere, secondo il cardinale, deve essere «il medico in scienza e coscienza nel suo rapporto con il paziente e con la famiglia».

Il caso di Eluana ha accesso in forte dibattito dentro la Chiesa (dei cattolici verso i laici), tanto da portare la Cei alla richiesta di una legislazione specifica sul ‘fine vita' (e non sul testamento biologico, come ha più volte sottolineato il vertice della Conferenza Episcopale) che eviti in futuro che la sentenza di un giudice possa in qualche modo stabilire tempo e modalità. La Chiesa chiede che non sia ‘autodeterminazione' del paziente, che sfocerebbe secondo la Cei, in eutanasia, ma neppure accanimento terapeutico. Un vicolo stretto, da qualche Tettamanzi è uscito con destrezza, ma che non mancherà di aprire nuovi dibattiti.
(Ca.Mar.)

ASCA
ELUANA: BOSCAGLI (LOMBARDIA), SUORE DI LECCO INDICANO STRADA GIUSTA
(ASCA) - Milano, 14 nov - ''La sentenza della Cassazione sembra abbia perso di vista la realta'. E la realta' e' che Eluana e' viva, anche se versa in una condizione di grave disabilita', condizione nella quale, peraltro, si trovano almeno altre 500 persone solo in Lombardia''. L'assessore alla Famiglia e Solidarieta' sociale della Regione Lombardia, Giulio Boscagli, ha parole di approvazione per la posizione espressa dalle suore Misericordine di Lecco.

''Nel sovrapporsi di commenti - sottolinea Boscagli - le suore Misericordine hanno detto la cosa giusta, ribadendo quello che da sempre sostengono: affidate Eluana a noi che da 16 anni la curiamo e le vogliamo bene come ad una figlia.

Questa e' la strada giusta, la strada intrapresa da tutti quelli che quotidianamente si prendono cura di persone che versano in stato vegetativo e disabilita' gravissime e ai quali Regione Lombardia assicura la sua vicinanza e appoggio''. Per Boscagli, ''la forza del sistema sociale lombardo sta soprattutto nella capacita' di dedizione di persone come le suore Misericordine. Se per la famiglia Englaro la situazione di Eluana e' diventata insostenibile - si chiede l'assessore lombardo concludendo - perche' non lasciarla affidata a chi da tanti anni la sta curando con amore'?''.
fcz/res/ss

REPUBBLICA
Caso Englaro, ecco la sentenza
"Ora il malato può scegliere"

di PIERO COLAPRICO
14 novembre 2008
IL TESTO DELLA SENTENZA

Al centro della decisione il "consenso informato". Così il paziente può rifiutare le cure. E il cittadino ha un po' più di potere sui medici

MILANO - Con la sentenza di ieri, la Cassazione sembra aver dato ai cittadini un po' più di potere sui medici. Il cardine della sentenza Englaro è il "consenso informato" e cioè il fatto che il paziente può accettare o rifiutare le cure, una volta che il medico gli ha spiegato che cosa succede. La Cassazione si era occupata di questo tema negli anni Novanta, quando alcuni pazienti, scontenti del medico, l'avevano citato in giudizio. E erano state sentenze "a cose fatte". La novità è che, in questo caso specifico, il "consenso" ferma la mano del medico: no al trattamento, no alla nutrizione forzata, no alle cure che non portano a niente.

In altre parole, la libertà di coscienza del medico resta intatta, ma il paziente può dire no a quanto ritiene "invasivo". Inoltre la Cassazione non ha esitazioni, questo rifiuto delle cure (pagina 6) "non può essere scambiato per un'ipotesi di eutanasia".
L'eutanasia è infatti un "comportamento che intende abbreviare la vita". Mentre esiste "un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale". Sulla condizione fisica e mentale di Eluana c'è una relazione "di sicuro valore scientifico" (pagina 13).

E nemmeno la procura generale ha sollevato la questione sulla "volontà presunta di Eluana", dandola per scontata. Anche questo è un punto importante, perché non pochi politici discutono ancora se questa volontà di rifiutare le cure sia valida o no: per sentenza, nata dopo un'indagine, questa volontà c'era, è stata verificata attraverso le testimonianze, dunque è valida.

Il ricorso viene rigettato perché i magistrati (la procura generale che ha fatto ricorso) non hanno da tutelare un interesse generale nel caso di Eluana: perché è il caso umano, giudiziario, clinico di una singola persona.

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