giovedì, settembre 18, 2008

ALITALIA E IL PRINCIPIO DELL’ITALIANITÀ

Per la seconda volta Alitalia perde il “compratore” CAI che “abbandona” il tavolo del negoziato. Non intende più continuare le “trattative” come richiesto dalla CGIL e dalle altre sigle per cui questa volta il “NO” come risposta la da il CAI sfilandosi.

Trattative condotte con la “pistola alla tempia” a tutto il sindacato a cui avevano lasciato un'unica scelta: “firmare”, altrimenti ci sarebbe stato il “fallimento”. In queste condizioni non c’era alcuno spazio per negoziare e la firma, eventualmente messa, avrebbe avuto il valore di una “estorsione” consumata al livello dei solo rappresentanti sindacali.

Nel momento in cui la CGIL e le altre sigle (a differenza di altri) hanno chiesto altro tempo per discuterne con i lavoratori, per ottenere anche il loro consenso, il CAI “rinuncia”, tempo “scaduto” anche se la data ultima era il 30 set 2008.

La prima volta si è avuta l’abbandono di AirFrance-Klm nell’aprile scorso, vedi
ALITALIA – PRIMA PATATA BOLLENTE DEL CAVALIERE. Ma guarda, allora Berlusconi “sostenne” la CGIL e i piloti affinché “non firmassero”. Oggi invece li “accusa” di fare lo stesso con il CAI. Due pesi e due misure che denunciano la sua “doppiezza”.

Le responsabilità del fallimento dell’Alitalia, che si trascina da almeno un decennio, sono molte e si possono ascrivere alle tre categorie secondo l’ordine di gravità: 1) politiche, 2) manageriali e 3) sindacali.

Durante la “vera” trattativa con Air-France/Klm, furono certamente i sindacati ad “ostacolare” e questo fu una responsabilità “sindacale”. Ma in corso d’opera ci furono diverse “intromissioni” di Berlusconi ed altri, (si era in piena campagna elettorale), con dichiarazioni pubbliche “contro” la compagine francese “allontanandola” definitivamente, essendo il Cavaliere il nuovo capo del governo in-pectore, in base ai sondaggi molto favorevoli. Questo fu una responsabilità “politica”.

Così la trattativa falliva lo stesso anche se tutti i sindacati fossero stati d’accordo! Leggi sull’ANSA del 08-04-2008 dichiarazione di Berlusconi
E su Alitalia: finisca dissennata trattativa su Air France. Leggi sull’ANSA del 09/04/2008 Alitalia: Berlusconi, Ha risposto numero enorme imprenditori.

Se tutti i managers che si sono succeduti hanno fatto del loro “peggio” nel “distruggere” la compagnia, i politici hanno fatto ancora “peggio” “nominandoli” e pagati loro buonuscite da capogiro. In ultimo i sindacati a cui resta solo l’osso da rosicchiare.

Ora, la questione “politica” diventa ancora più centrale perché Berlusconi ha fatto dell’Italianità della compagnia un principio inderogabile altrimenti “perde” la faccia. La sua “famosa” cordata “italiana” non ha retto alla “sfida” di rifondare la compagnia di bandiera, nonostante fosse stata offerta loro solo la “polpa” scaricando sulla “collettività” tutti i “debiti”.

Air-France/Klm invece si sarebbe accollato tutto “rilanciando” la compagnia alla quale avrebbe lasciato il nome e la bandiera. A partire da qui sta la prima e grave colpa di Berlusconi e del suo governo. Pensiamoci bene!
Raffaele B.

REPUBBLICA
Alitalia, tre scenari per il dopo Fallimento, piano B o stranieri
(18 settembre 2008)
Cosa succede adesso che la cordata degli imprenditori italiani ha ritirato l'offerta? Ci sono almeno tre possibilità. La più catastrofica è il fallimento.
La risposta in pochi giorni. Fantozzi: "Voleremo finchè ci sono soldi"
Ma la compagnia perde due milioni di euro al giorno e le casse sono vuote

di CLAUDIA FUSANI

Il fallimento. Ipotesi più drammatica: Az, che perde due milioni di euro al giorno, sopravvive qualche giorno, magari anche qualche settimana, non si trova un'altra soluzione e il commissario Fantozzi deve portare i libri in tribunale. E' l'anticamera del fallimento, procedura che può durare anche un paio d'anni. Con la modifica delle legge Marzano, decisa in agosto dal governo proprio per il dossier Alitalia, il commissario potrà anche vendere isolatamente alcuni asset (punti di forza dell'azienda) come alcuni slot (rotte e orari). Insomma, una volta avviata la procedura, Alitalia sarà venduta a pezzi per avere i soldi per pagare i debiti con i fornitori.

Il piano B del premier. Governo e maggioranza continuano a dire che "un piano B non esiste". Anzi, per Berlusconi "siamo di fronte a un baratro". E ripete, come fa da almeno tre giorni: "Tutta colpa della Cgil". E però, vista come s'era messa la situazione fin dall'inizio di questa trattativa surreale, possibile che il Cavaliere non abbia una carta segreta da giocare? Qualcuno ci crede. O mostra di crederlo. Di certo non sembra possibile un rilancio Cai visto che oggi in meno di mezz'ora i dodici "capitani coraggiosi" hanno votato all'unanimità la rinuncia all'investimento. Insomma, una rinuncia affatto sofferta e forse decisa da giorni. Una nuova Cai, con altri imprenditori? In fondo adesso c'è già un piano industriale, un'offerta di contratto e una controproposta dei sindacati che ricalca i contratti delle compagnie straniere. Insomma, le cose sono molto più chiare, le carte in tavola e la maggior parte del lavoro è già fatto. Se qualcuno si affaccia per vederle sa già a cosa va incontro.

L'asse italo-tedesco. O italo-franco-olandese. O, ancora, con gli spagnoli di Iberia e con gli inglesi di British Airways. Insomma, lo scenario 3 prevede l'acquirente straniero. Vorrebbe dire portare le lancette dell'orologio indietro ad aprile, quando Spinetta stava per chiudere l'acquisto di Az da parte di Air France.

Oggi, appena un'ora dopo l'annuncio che Compagnia aerea italiana aveva rinunciato all'offerta, ai microfoni di Radiocor un portavoce di Lufthansa dice: "La compagnia considera molto interessante il mercato italiano e osserva con grande interesse" quanto succede in Italia. E' un'affermazione di qualche peso visto che finora Lh, Ba, Af-Klm non avrebbero mai manifestato interesse con il commissario Fantozzi. Va detto che la cordata Cai prevedeva il socio straniero solo in quota di minoranza. E che la tensione con i sindacati era altissima. Oggi, invece, tra le novità di una giornata al cardiopalma, c'è stato anche il fatto che i sindacati del cosiddetto fronte del no hanno detto sì a un contratto che ricalca quello di una di queste grandi compagnie. Insomma, se arriva un acquirente straniero adesso, trova la strada spianata. O quasi. E tutto sommato fa anche un buon affare.

Restano, però, due ostacoli, che sembrano insormontabili. Il primo: Berlusconi ha fatto dell'italianità di Alitalia una questione di principio. Può rinunciarci adesso che ha "perso"? Il secondo: un acquirente straniero fa un'offerta con la consapevolezza di contraddire il capo del governo? La soluzione per Alitalia passa una volta di più dal nodo della politica.

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