domenica, aprile 13, 2008

DELL'UTRI E LE INTERCETTAZIONI SUI BROGLI

NON SORPRENDE UNA SIMILE NOTIZIA DI UN MOLTO “PROBABILE” COINVOLGIMENTO DI MARCELLO DELL'UTRI, SENATORE DI FI E BRACCIO DESTRO DEL CAVALIERE, DI AVERE COMMISSIONATO ALLA MAFIA DEI PIROMALLI LA “MANIPOLAZIONE” DI 50.000 VOTI DALL'AMERICA LATINA PER SOSTENERE LA SUA LISTA ALLE ELEZIONI.

SI TRATTA DI UNA FUGA DI NOTIZIE DI INTERCETTAZIONI FATTE DALLA MAGISTRATURA CALABRESE TRA L'ALTRO RIPORTATA DA MOLTI GIORNALI IMPORTANTI TRA CUI
LASTAMPA.

NATURALMENTE IL SENATORE DELL'UTRI "SMENTISCE" MA “AMMETTE” DI AVER DIALOGATO AL TELEFONO CON MICCICHÈ CHE AFFERMA DI NON CONOSCERE. VEDEREMO QUALI SARANNO GLI SVILUPPI DELL’INCHIESTA NATURALMENTE SE I NUOVI GOVERNANTI LO CONSENTIRANNO!

I SUOI PRECEDENTI PERÒ NON DEPONGONO A SUO FAVORE. ALCUNI GIORNI FA TRA LO STUPORE GENERALE - HA ESALTATO COME «EROE» VITTORIO MANGANO, MAFIOSO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO. PROPRIO QUESTA DICHIARAZIONE È CONSIDERATA DA MOLTI OSSERVATORI COME UN “SEGNALE” ATTINENTE PROPRIO A QUESTI FATTI.

EGLI STESSO È STATO “CONDANNATO” PER MAFIA IN PRIMO GRADO, SENTENZA PERÒ “ANNULLATA” CON RINVIO DALLA CASSAZIONE VEDI
ANSA. IL POTERE E LA RICCHEZZA GLI CONSENTE DI TENERE TESTA ALLA MAGISTRATURA CON STUOLI DI AVVOCATI “SPECIALIZZATI” AD UTILIZZARE CON PROFITTO IL NOSTRO MACCHINOSO E COMPLESSO CODICE DI PROCEDURA UNICO IN EUROPA!

MA NON È ANCORA FINITA. HO TROVATO SU YOUTUBE UN VIDEO DELL’ULTIMA INTERVISTA AL GIUDICE BORSELLINO PRIMA CHE VENISSE FATTO “SALTARE” IN ARIA INSIEME ALLA SUA SCORTA DAVANTI CASA. IN QUELLA INTERVISTA PARLA DI BERLUSCONI E CIÒ CHE DICE È “AGGHIACCIANTE”.
Raffaele B.

Clicca qui per vedere il video
BORSELLINO PARLA DI BERLUSCONI PRIMA DI MORIRE (AGGHIACCANTE)

LASTAMPA
Sospetti e veleni
FEDERICO GEREMICCA
12/4/2008

Evocati già da giorni da Silvio Berlusconi come possibile «variante criminale» del risultato elettorale, i brogli hanno fatto concretamente irruzione nella contesa tra i partiti a 48 ore dall’apertura dei seggi. I fatti - anticipati ieri da questo giornale - sono ormai più o meno ufficialmente noti: indagando sugli affari della cosca Piromalli, gli investigatori hanno intercettato una telefonata nella quale il senatore Marcello Dell’Utri e un imprenditore pregiudicato emigrato in Venezuela discutevano di come «segnare» e attribuire al Pdl alcune decine di migliaia di schede bianche o nemmeno ritirate nelle circoscrizioni estere. L’imprenditore è Aldo Miccichè, ex dc, latitante dal 1988 al 1990, arrestato poi a Torino. Condannato per bancarotta e precedentemente indagato per truffa, tangenti e finanziamenti illeciti, Micciché sarebbe appunto il curatore, secondo la Dda di Reggio Calabria, degli affari illegali dei Piromalli in Venezuela.

Il senatore Dell’Utri, interpellato dall’agenzia Ansa, ha negato di aver ricevuto avvisi di garanzia per questa vicenda, pur ammettendo di aver parlato al telefono con Aldo Miccichè: «Si è offerto di occuparsi dei voti degli italiani all’estero e l’ho messo in contatto con la nostra rappresentante, Barbara Contini», ha spiegato Dell’Utri. E ha aggiunto: «E’ una persona con la quale ho avuto rapporti per ragioni di energia: lui in Venezuela si occupa di forniture di petrolio, io ero in contatto con una società russa per cui, conoscendo questi russi, ho fatto da tramite». Degli affari russo-venezuelani nulla si sa, e dunque nulla può esser obiettato: ma è certamente prova di un labile senso della legalità accettare l’offerta di un pregiudicato - per di più in odore di ’ndrangheta - «di occuparsi dei voti degli italiani all’estero». Ma tant’è. E il senatore Dell’Utri, in fondo, è la stessa persona che a pochi giorni dal voto - e tra lo stupore generale - ha esaltato come «eroe» Vittorio Mangano, mafioso condannato all’ergastolo (e la sortita, purtroppo, è stata intesa come un «segnale» in molte regioni meridionali soffocate dalla criminalità organizzata).

La vicenda è imbarazzante, e certo poco edificante. Le indagini vanno avanti, l’esistenza dell’intercettazione è stata confermata sia dalla Dda di Reggio Calabria sia dal ministro Amato e quel che qui si vorrebbe chiedere è che si faccia chiarezza il più rapidamente possibile. È del tutto inconcepibile, infatti, che in un Paese occidentale a solida democrazia, le elezioni possano essere condizionate da sospetti di brogli veri e da evocazione di brogli presunti. L’invito, naturalmente, è rivolto innanzitutto alla magistratura, ma anche i leader in campo farebbero bene a ponderare parole e toni. Berlusconi prima di ogni altro. È stato il leader del Pdl, infatti - a cinquant’anni di distanza dal referendum repubblica-monarchia - a tirar fuori l’accusa di brogli dopo le elezioni del 2006, a rilanciarla più volte nei venti mesi del governo Prodi ed a rievocarla ripetutamente in questa campagna elettorale.

L’interrogativo che è infatti lecito porsi, è più o meno il seguente: è un comportamento politicamente responsabile evocare lo spettro di brogli alla vigilia di un voto che potrebbe decidersi - in particolare per quel che riguarda il Senato - sul filo di lana? Non lo è, naturalmente. E allora qual è lo scopo dell’allarme brogli? Prepararsi, forse, a contestare l’esito del voto, se non pienamente gradito, proprio con l’argomento che sarebbe stato determinato da illegalità nei seggi? E che pensare, infine, di fronte alla circostanza che a lavorare a possibili irregolarità - secondo i magistrati - sarebbero proprio esponenti del partito che invece denuncia di esser sul punto di subirli? Il dopo elezioni potrebbe rivelarsi già di per sé confuso e delicato, senza bisogno di avvelenarlo col sospetto di «brogli italiani» e tentativi di «brogli esteri». Del resto, il Pdl ieri ha annunciato che saranno 118 mila i «difensori della libertà» schierati nei seggi a garanzia della regolarità delle operazioni di voto. Se l’ex premier non si fida del Viminale e nemmeno della magistratura, abbia fiducia almeno nei suoi «combattenti».

ANSA
DELL'UTRI: CASSAZIONE ANNULLA CONDANNA CON RINVIO
2008-04-10 19:20
ROMA - Ci sarà un nuovo processo d'appello, per tentata estorsione, nei confronti del parlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri e del boss Vincenzo Virga: la II Sezione penale della Cassazione ha, infatti, annullato con rinvio per nuovo esame ad altra sezione della Corte d'appello di Milano la condanna a due anni di recluisione inflitta al parlamentare e a Virga dalla Corte d'appello di Milano il 15 maggio 2007. Evidentemente, nel verdetto c'era qualcosa che non ha convinto i supremi giudici: nella sua requisitoria, stamani, il pg Antonio Gialanella aveva chiesto anche lui l'annullamento con rinvio ritenendo inutilizzabile buona parte delle dichiarazioni accusatorie...
CONTINUA

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