lunedì, marzo 26, 2007

L’INDECISIONE IMBARAZZANTE DEL CAVALIERE

CONTINUA CON UN CERTO IMBARAZZO LA RISERVA DI VOTO SUL RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI MILITARI DEL NOSTRO PAESE SOTTO L’EGIDA DELL’ONU DA PARTE DEL CAVALIERE. ALLA CAMERA NON HA AVUTO DUBBI ED HA VOTATO “SI” A FAVORE PERCHÉ IN QUELLA SEDE NON CI SONO PROBLEMI PER PRODI, MA AL SENATO SI PRESENTA PER BERLUSCONI UNA OCCASIONE GHIOTTA A CAUSA DEI MARGINI SCARSI DEL GOVERNO.

QUI BERLUSCONI VORREBBE TENTARE IL COLPACCIO E VOTARE “CONTRO” NELLA SPERANZA DI METTERE IN MINORANZA IL GOVERNO PER RICHIEDERNE POI LE DIMISSIONI E ANDARE SUBITO DOPO ALLE ELEZIONI, FACENDOSI FORZA SULLA RICHIESTA FATTA DAL PPE POI SMENTITA DA UN LORO PORTAVOCE.
QUESTA TATTICA PERÒ È IRRESPONSABILE E PRESENTA SERI RISCHI POLITICI:

1) INCOERENZA DEL VOTO RISPETTO A QUELLO DATO ALLA CAMERA NE EVIDENZIA LA SUA STRUMENTALITÀ PER SCOPI DI POLITICA INTERNA.
2) LA EVENTUALE BOCCIATURA DEL RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI FAREBBERO DECADERE TUTTI GLI IMPEGNI INTERNAZIONALI DELL’ITALIA “CONTRARIAMENTE” A QUANTO IL CENTRODESTRA HA SEMPRE PREDICATO.
3) LA RICHIESTA DI MAGGIORE “PROTEZIONE” DEI NOSTRI SOLDATI CON PIÙ DOTAZIONE DI MEZZI ED ARMI FA A PUGNI CON QUELLA DELLA “MODIFICA DI REGOLE D’INGAGGIO” CHE SPINGEREBBERO INVECE I NOSTRI MILITARI IN PRIMA LINEA.


TUTTE COSE CHE DA UN LATO “DANNEGGEREBBERO” VERAMENTE L’IMMAGINE DELL’ITALIA NEI CONFRONTI DEI SUOI ALLEATI E DELL’EUROPA E DALL’ALTRO “DISORIENTEREBBERO” E NON POCO, PROPRIO LA BASE ELETTORALE DEL CENTRODESTRA CHE CERTAMENTE NON VUOLE QUESTO, E CHE ANZI TALE RESPONSABILITÀ LO HA SEMPRE ATTRIBUITO AL CENTROSINISTRA.

INSOMMA UN VERO “CAPOVOLGIMENTO” CHE SI TRASFORMEREBBE IN UNA “DEBACLE” DI BERLUSCONI E DEL CENTRODESTRA SE ALLA FINE IL GOVERNO NON DOVESSE CADERE! ECCO PERCHÉ CI METTE TANTO A DECIDERE, E L’UDC NON È DISPOSTA A SEGUIRLO.
Raffaele B.

ANSA
BERLUSCONI: "PPE MI CHIEDE CADUTA PRODI", MA ARRIVA SMENTITA
2007-03-26 10:26

FIUGGI - Silvio Berlusconi prende ancora tempo prima di sciogliere la riserva sul voto di martedì sull'Afghanistan, ma intanto attacca duramente il governo e replica con fermezza alle punzecchiare dell'Udc che lo accusa di indecisione. A Fiuggi per la terza conferenza degli amministratori locali azzurri, il presidente di Forza Italia rinuncia al consueto bagno di folla fra i suoi sostenitori e sale immediatamente sul palco della sala convegni.

Il Cavaliere lancia subito l'affondo, non solo contro l'esecutivo di Romano Prodi, ma anche contro i centristi. "La domanda dei leader del Ppe - racconta, con esplicito riferimento al summit di ieri a Berlino - non era relativa al voto di martedì, che sfugge a diversi di loro, ma era: 'Silvio, ma quando mandate a casa questo governo, unico in Occidente che comprende al suo interno dei partiti comunisti'". Parole che confermano l'irritazione di Berlusconi nei confronti dei vertici Udc che ieri avevano fatto notare come i vertici del Ppe non capissero i dubbi dell'ex premier sul rifinanziamento della missione. Ma che creano anche non poco imbarrazzo al portavoce del partito europeo che, diplomaticamente, si limita a sottolineare come la caduta del governo Prodi non fosse all'ordine del giorno della riunione. Una dichiarazione che il centrosinistra legge come una smentita a Berlusconi.

Così, a stretto giro, arriva la controreplica dell'ufficio stampa azzurro che in una secca nota sottolinea come "nessuno del Ppe abbia smentito" le parole del leader azzurro. La controffensiva di Berlusconi non si ferma qui. Il Cavaliere non commenta la dura intervista di Massimo D'Alema su 'La Repubblica', ma in compenso sferra un violento attacco contro la politica estera del governo, criticando la linea tenuta su Libano, Medio Oriente e Afghanistan: "L'esecutivo è andato a braccetto con Hezbollah, ha strizzato l'occhio ad Hamas, ha trattato con i tagliagola e pretende ora di portare al tavolo della pace dei terroristi", ha sintetizzato l'ex premier. Critiche che sembrano preludere all'atteso annuncio su come Fi intenda votare martedì in Senato. Ma il chiarimento non arriva.

"L'interesse del Paese ci dice che dobbiamo far dimettere questo governo il prima possibile", sottolinea Berlusconi fra gli applausi della platea azzurra. Ma, aggiunge l'ex premier fermando sul nascere l'entusiasmo dei suoi, "credo che martedì noi dovremmo produrre un voto che sia risultato di una profonda riflessione, che ci apprestiamo a fare anche con alleati nella giornata di domani". Ad ogni modo, ricorda Berlusconi dal palco, "se il governo non dovesse avere la maggioranza, Fi salirebbe al Quirinale per chiedere nuove elezioni". Ed in quel caso, aggiunge forse pensando ai dubbi dell'inquilino del Colle, "non ci vengano a dire che per andare alle urne è necessario correggere la legge elettorale" visto che "anche se non si facesse, con i consensi attuali il centrodestra potrebbe tranquillamente governare". Berlusconi, dunque, prende ancora tempo. Il leader dell'opposizione, confermano dal suo entourage, sentirà domani i leader di An e Lega per concordare la linea definitiva. Un ultimo tentativo, assicurano, sarà fatto anche con Casini. E poi la decisione sarà resa pubblica.

La tattica attendista di Berlusconi, espone l'ex premier alle maliziose punzecchiature di Casini. "Sarei curioso di sapere perché Fi e An non esprimano chiaramente le loro intenzioni", ironizza il leader dell'Udc dalle colonne de 'Libero'. Dietro la cautela del Cavaliere, secondo Francesco Cossiga, si nasconde un accordo fra Gianni Letta, Fedele Confalonieri e il governo sulla legge Gentiloni per il riassetto del sistema televisivo. Intesa che alla fine spingerà Fi a dire sì alla missione. L'intervento del leader dell'opposizione non si ferma alla politica estera. Berlusconi conferma che "le prossime elezioni non saranno solo amministrative, ma anche politiche". E annuncia una nuova manifestazione di piazza per mandare a casa la maggioranza. "Fra poco - dice dal palco - dobbiamo riportare in piazza il popolo del 2 dicembre per un'altra grande manifestazione allo scopo di chiedere nuove elezioni e il controllo delle schede". Sul quando, Berlusconi non si espone. "Adesso vediamo", risponde ai cronisti che lo interrogano e poi, sorridendo malizioso, aggiunge: anche perché se il voto non dovesse andare bene "non ce ne sarà bisogno...".

PPE: PORTAVOCE, GOVERNO PRODI NON A ODG RIUNIONE BERLINO
L'ipotesi della caduta del governo Prodi non era all'ordine del giorno della riunione di ieri a Berlino fra i leader del Partito popolare europeo. E' quanto ha detto il portavoce del partito, Javier Jimenez, spiegando di non potere né confermare né smentire se commenti di questo tenore ci siano stati fra i leader, anche nelle occasioni di incontro informale. Il portavoce del Ppe ha spiegato che non c'é un documento ufficiale del Ppe che indica come obiettivo la caduta del governo Prodi, sottolineando che, in generale, l'auspicio dei Popolari è di vincere le elezioni e di governare in tutti i paesi europei.

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